Il premier: «In un paese civile le intercettazioni non si usano»
A Milano tornano i fan del Cavaliere. Pd e Idv: premier eversivo
ROMA - Attacca di nuovo i magistrati parlando di accuse «risibili, infondate e demenziali» nei processi Mediaset e Ruby e dice che c'è «una magistratura che lavora contro il paese». Mentre altoparlanti davanti al Palazzo di giustizia di Milano diffondono il suo inno intonato da sostenitori giunti per l'occasione, il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, partecipa all'udienza del processo Mediaset, nel quale è imputato. A fronteggiare la claque del premier a Milano c'è anche un gruppo di contestatori. Intanto i giudici, essendosi presentato in aula, revocano la sua contumacia.
Palazzo di Giustizia "blindato", questa mattina, per l'arrivo di Berlusconi. Come annunciato nei giorni scorsi dai suoi difensori, il presidente del Consiglio è presente all'udienza del processo Mediaset, dove, con altri imputati, risponde di frode fiscale per la vicenda della compravendita dei diritti televisivi.
«Nemmeno per sogno, ma che condanna», dice il premier prima di entrare in aula, e a una domanda sul processo Ruby, che lo vede sotto accusa per concussione e prosituzione minorile, risponde che «non esiste alcuna concussione».
«In un paese civile le intercettazioni non possono essere portate a processo perché manipolabili», ha quindi sostenuto il presidente del Consiglio. «Le intercettazioni non fanno fede in un paese serio, non fanno fede né per l'accusa né per la difesa perchè sono manipolabili», ha aggiunto.
«Siccome c'è da fare poco al governo sono qui a trovare un'occupazione», ha detto ancora il Cavaliere. Il opremier ha ribadito che su di lui «è stato gettato fango incredibile». «Un fango incredibile che viene su di me che in fondo sono un signore ricco, ma che viene su tutto il paese».
I giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano hanno revocato la contumacia a Berlusconi in quanto il premier si è presentato in aula al processo, nel quale è imputato insieme, tra gli altri, a Fedele Confalonieri e al produttore americano Frank Agrama.
I legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini, Piero Longo e gli altri due avvocati Giorgio Perroni e Filippo Dinacci, sono entrati nell'aula della prima Corte d'Assise d'Appello intorno alle 9.30, poco prima dell'arrivo del premier. Tutti gli avvocati, compresi gli "storici" difensori del premier, Ghedini e Longo, prima di accedere all'aula, sono stati "identificati" dalle forze dell'ordine. I controlli per l'accesso all'aula, infatti, sono capillari.
Davanti all'entrata di via Freguglia, a Palazzo di Giustizia di Milano, alcuni fan del Cavaliere hanno gonfiato dei grossi palloni di colore azzurro con la scritta "Silvio resisti!".
Anche un gruppo di contestatori di Berlusconi, capitanati dal blogger Piero Ricca, famoso per aver detto al premier «buffone» si è riunito davanti all'ingresso principale del Palazzo di Giustizia di Milano. I manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legga, basta leggi ad personam». Il gruppo, costituito da alcune decine di persone, è ben distante dai sostenitori del premier.
Il Pd attacca: comizio Berlusconi ai limiti dell'eversione: guerra contro magistratura, intollerabile e pericolosa per lo Stato.
«Siamo arrivati alla prova provata di uno stato di eversione in atto. Berlusconi è la massima carica del governo e rifiuta le regole dello stato di diritto e il controllo della legalità. A questo punto, si pone un problema di tenuta democratica del Paese e chiediamo al presidente della Repubblica di assumere le conseguenti decisioni prima che sia troppo tardi», afferma il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
Intorno al Palazzo di Giustizia intanto c'è un massiccio schieramento di forze dell'ordine. Secondo un "copione" già collaudato 15 giorni fa, quando il premier partecipò all'udienza preliminare per il caso Mediatrade, già dalle 7 di questa mattina la cittadella giudiziaria, come tutta la zona del centro città che circonda le mura del Tribunale è letteralmente assediata da uomini delle forze dell'ordine.
Controlli ancor più rigidi all'interno del Palazzo perché il processo sui diritti tv, che dura da anni, è aperto al pubblico. Libero accesso in aula, quindi, ma non per le tv alle quali, con una specifica ordinanza, la Procura Generale ha revocato i permessi per motivi di sicurezza.
(Fonte: "Il Mattino")
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